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Imballaggi, la guida completa

 

Il discorso sugli imballaggi può essere davvero molto lungo e prolisso, considerato il ruolo primario che hanno assunto le confezioni o gli involucri nei diversi settori produttivi, tra cui quello industriale. L’imballo è un mezzo che serve a conservare un bene o a facilitarne il trasporto.

 

Definizione: Sebbene spesso usato come sinonimo di packaging, i due termini hanno due accezioni differenti. Se infatti con il termine anglosassone si fa riferimento ad un concetto amplificato che inerisce agli aspetti immateriali del processo produttivo, industriale ed estetico, con il termine italiano imballaggio si fa riferimento solo all'involucro materiale.

 

 

Come vedremo anche di seguito è possibile fare una distinzione tra tre tipi di imballaggio:

  • Imballaggio primario

  • Imballaggio secondario

  • Imballaggio terziario

 

L’uso dell’imballaggio primario

imballaggio-primario

Si parla di imballaggio primario per indicare quel tipo di involucro che entra in contatto diretto con il prodotto.

Si pensi quindi ad esempio alle latte di pomodori, alle bottiglie, ai barattoli, agli stick dei cosmetici e così via. Questi tipi di involucri sono realizzati con un materiale che protegge il prodotto e non ne consente l’alterazione nel tempo. Inoltre ha anche una consistenza importante, atta a garantire il trasporto di beni altrimenti deperibili.

A stabilire cosa sia l’imballaggio primario, anche detto per la vendita è il d. Lgs. n. 22/97, in cui lo si definisce come un "imballaggio concepito in modo da costituire, nel punto di vendita, un'unità di vendita per l'utente finale o per il consumatore".

Nella parte esterna di questi imballaggi viene sempre impressa la marcatura, utile ad informare e a tutelare il cliente.

Anzi in alcune circostanze precise è la legge ad imporre l’identificazione e la tracciabilità del prodotto attraverso la marcatura (ragion per cui vengono indicati sempre numero di lotto, codice a barre e così via).

 

 

Imballaggio secondario

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Per imballaggio secondario si intende invece un imballo il cui scopo è quello di attirare l’attenzione del consumatore in fase d’acquisto.

Al suo interno vi è l’imballaggio primario, il che significa che non entra in contatto diretto con il prodotto. Spesso presenta una ulteriore barriera protettiva, introdotta sulla confezione per decorazione o per promuovere il prodotto stesso.

Non a caso è detto anche imballaggio multiplo, poiché rappresenta l’insieme di un certo tot di unità di vendita. Sempre ai sensi del d. Lgs. n. 22/97, l’imballaggio secondario è “pensato in modo da costituire, nel punto di vendita, il raggruppamento di un certo numero di unità di vendita, a prescindere dal fatto che sia venduto come tale all'utente finale o al consumatore, o che serva soltanto a semplificare l'approvvigionamento degli scaffali nel punto di vendita. Esso può essere rimosso dal prodotto senza alterarne le caratteristiche".

L’imballaggio in oggetto serve a proteggere il marchio e a garantire la sicurezza dei consumatori, anche perché deve presentare un dispositivo di anti manomissione (si pensi agli involucri delle medicine, la cui portata è tutelata da una legge ad hoc, quale la Direttiva sui medicinali falsificati 2011/62 / UE).

Un tipico esempio di questo tipo di involucro è una confezione contenente più bottiglie, una confezione di latte, una confezione con più lattine di tonno, le scatole dei farmaci.

Nel caso di beni di largo consumo, l'imballaggio secondario rappresenta non solo l'unità di vendita pensata per il consumatore finale ma anche quella destinata al rivenditore.

 

Imballaggio terziario

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All’articolo 35 il predetto decreto definisce imballaggio terziario quello “pensato in modo da facilitare la gestione ed il trasporto di un certo numero di unità di vendita oppure di imballaggi multipli per evitare la loro manipolazione ed i danneggiamenti connessi al trasporto, esclusi i container per i trasporti stradali, ferroviari, marittimi e aerei".

Esempio possono essere i bancali, i pallet, o comunque scatoloni che a loro volta contengono confezioni. Per chi rivende, l’imballaggio terziario serve a contenere i prodotti della catena di distribuzione.

Tra l’imballaggio terziario e quello secondario vengono aggiunte ulteriori strutture di involucri, realizzati in materiale come reggia, plastica estensibile e plastica termoretraibile, packaging in polistiroloe polietilene espanso.

Ma anche imballaggi in polistirolo e in polietilene pensati soprattutto per tutelare i prodotti contenuti nella confezione durante il trasporto.

 

 

Imballaggio alimentare

Un imballaggio alimentare è realizzato con dei materiali riconosciuti dalla legge come atossici e non pericolosi. Va da sé che in alcune situazioni un involucro, in particolare se a contatto con un alimento caldo o lipofilo (cioè in cui si possono sciogliere sostanze grasse), rischia di riversare nell'alimento sostanze di tipo diverso e di quantità varia.

Per tale ragione, come segnala anche il D.M. 21/3/1973 (aggiornato al 31/5/2016), le aziende che realizzano imballi alimentari devono garantire la minimizzazione del rilascio di tali sostanze da parte dell’imballo da loro prodotte.

 

Imballaggio biodegradabile

Per quel che concerne gli imballaggi in plastica vogliamo solo precisare che a seguito dell'emanazione della norma europea EN 13432 (concernente la produzione di sacchetti biodegradabili), in Italia la stessa viene recepita attraverso la Legge finanziaria 2007 (comma 1130).

All’interno della norma è previsto il divieto a produrre e commercializzare sacchetti per la spesa realizzati in materiali non biodegradabili.

 

Le funzioni

Fatto un quadro generale dei diversi tipi di imballi esistenti, quello che è il nocciolo della questione concerne le reali funzioni che tali involucri hanno.

Come abbiamo già ribadito poc’anzi, l’imballaggio è pensato per fungere da protettorefisico del prodotto altrimenti rischierebbe di subire alterazioni di essere contaminato impurità e deformato dal contatto con gli agenti esterni per tutto il tragitto dal luogo di produzione al luogo di consumo.

Al contempo ha lo scopo di ammortizzare i costi, in quanto deve essere realizzato in maniera tale che l’azienda produttrici di un bene non siano costrette a pompare troppo il costo finale del prodotto. Parliamo comunque di un mezzo comodo, resistente, che deve essere leggero e facilmente trasportabile. Pertanto va considerato come un facilitatore d'uso.

C’è poi da considerare che (come vedremo anche più avanti) l’involucro visibile al consumatore ha il doppio obiettivo di sponsorizzare il prodotto, di permetterne la sua identificazione, anche in termini di quantità, additivi, modalità di utilizzo, scadenza.

 

 

Il packaging: a metà tra estetica e marketing

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Il confezionamento viene oggi concepito in modo leggermente diverso rispetto al passato. Se prima l’imballaggio rappresentava un mero involucro contenitivo, adesso invece le aziende si impegnano (soprattutto dal punto di vista economico) a rendere presentabili esteticamente le confezioni al cui interno è custodito il prodotto, il bene da loro realizzato.

Il design, l’impatto visivo, i colori, quello che quindi si chiama packaging, ha un ruolo fondamentale quasi indispensabile, per il successo commerciale di un prodotto. Possiamo dire in un certo senso che l’ampia portata del fenomeno del packaging ha portato ad una concentrazione sociologica e antropologica del concetto stesso.

Per quanto l’integrità del prodotto, la sua elaborazione, la sua presentazione siano importanti, l’imballaggio ha assunto un ruolo ancora più determinante. La confezione deve cioè innescare un meccanismo di curiosità e di interesse nella mente del consumatore, il quale già solo da quello che vedere all’esterno deve intuire la qualità e la eccellente portata del prodotto stesso.

Questo non per forza vuol dire che “lo scatolino” per dirlo in termini puerili debba essere super decorato e pieno di fronzoli. Anzi, a volte anche un design pulito ed essenziale riesce a far scattare lo stesso identico meccanismo.

Insomma il concetto più che concernere l’elaborazione e la complessità grafica, si basa piuttosto sulla sua capacità, anche con semplici elementi, di convincere il consumatore a portare a termine l’acquisto. Dando molta più importanza a quello che si vede, le aziende sono state in grado di aprire le porte al marketing in maniera molto più semplice rispetto ai normalissimo concetti di pubblicità e sponsorizzazione.

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