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Come aprire un coffee shop in Italia

 

Come aprire un coffee shop in Italia, iter burocratico, requisiti essenziali, costi di apertura, consigli utili.

 

 

Se a primo acchito ti dicessimo coffee shop, ti verrebbe alla mente una semplice caffetteria, considerato che il termine inglese si traduce in italiano come “negozio di caffè”.

Eppure tutto risulta essere fuorché un bar o una caffetteria. Il coffee shop è un locale di matrice olandese in cui, ovviamente su autorizzazione dello Stato, è possibile vendere e consumare modeste quantità di cannabis ai propri clienti.

Si tratta di un'attività molto particolare che può essere interessante e remunerativa, ma che allo stesso modo andrebbe a dividere l’opinione pubblica. Anche perché, ed è doveroso sottolineare ciò, nei coffee shop tipici dei Paesi Bassi c’è una sezione dedicata alla vendita delle infiorescenze di marijuana ed i suoi derivati, e un’altra dedicata a servizi di ristoro come bar e caffetteria.

 

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Chi visita un coffee shop da queste parti infatti, ha la possibilità di acquistare, di provare, e di mettere a confronto tra loro diverse tipologie di cannabis. Fino a qualche anno fa, all’interno dei singoli coffee shop si potevano altresì provare altre diverse tipologie di droghe, oggi legalmente non ammesse.

LOlanda è tra i Paesi più aperti socialmente e mentalmente parlando, caratteristiche queste ancora non del tutto ravvisabili in Italia. Devi tenere conto che non solo cannabis e derivati sono consentiti nei Paesi Bassi: all’interno dei coffee shop è facile anche imbattersi in alimenti e bevande che si realizzano usando gli estratti della cannabis (quelli ricchi di cannabinoidi). La scelta di merce è davvero molto ampia e comprende anche torte, caffè e birre.

Ecco perché oggi con la consulenza di chi è nel settore (ovvero i gestori di mariacbdoil.com), vogliamo con maggiore attenzione e curiosità sviscerare l'argomento, cercando di parlare su tutto quello che può riguardare questa alternativa attività imprenditoriale.

 

 

Coffee shop: Cosa si può vendere

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Partiamo dal presupposto che in Italia ancora oggi, anche dopo l’entrata in vigore della Legge 242 del dicembre 2016, quello della canapa è un argomento in un certo senso tabù. Se quindi pensi di poter aprire un coffee shop in grande stile, sulla falsariga di quelli olandesi, meglio fare un passo indietro.

Siamo ancora in alto mare rispetto alla liberalizzazione della cannabis light e dei suoi derivati: la norma italiana permette la coltivazione, la commercializzazione così come il consumo della cannabis sativa, a patto che quest’ultima abbia un livello massimo di THC di 0,6 (al di sopra del quale la cannabis viene etichettata come droga e dunque considerata illegale).

L’uso ricreativo della canapa non è permesso, non si possono vendere piante o foglie, così come fiori e semi: in un coffee shop italiano non si può fumare.

Per tutto quanto sino ad ora detto, chi apre un coffee shop in Italia deve specificare che la vendita è possibile solo per “collezione”. Possiamo pertanto dire che dalle nostre parti questo tipo di attività è una semplice caffetteria o un semplice bar in cui i prodotti consentiti per la vendita sono quelli che provengono dai semi dai quali si ricava l’olio di canapa e la farina di canapa.

In questi negozi è possibile preparare e somministrare cioccolate, caffè, piadine, pasta, liquori, birra, tisane, barrette energetiche, condimenti, a base di canapa, ma non vendere fiori, semi e foglie da fumare.

Le norme vigenti valgono in particolare per le foglie e i fiori della cannabis, la sola parte della pianta che contiene il THC, la sostanza soggetta a norme limitative. Qualora ad un controllo delle autorità dovessero essere ritrovate nel coffee shop infiorescenze, essendo il THC considerato una droga, facilmente si può incorrere in illeciti e conseguenti sanzioni.

 

 

Adempimenti burocratici e scelta del locale

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Sebbene siamo di fronte ad una tipologia di attività tutta particolare, non vi sono particolari permessi da richiedere per avviare in Italia un coffee shop. Occorre far fronte alle classiche procedure, come ad esempio la scelta del locale, l’iter burocratico e così via.

Per quanto concerne la scelta del locale, consigliamo di optare per uno sufficientemente grande da poter ospitare l’attività e posto strategicamente nel cuore della città. La scelta in tal senso va fatta solo dopo aver deciso la tipologia di prodotti che intendi proporre.

Tieni conto che una volta selezionato il locale adatto a te dovrai metterlo a norma per quanto concerne igiene, agibilità, impiantistica, urbanistica e sicurezza, altrimenti non avrai l’autorizzazione per l’inizio attività.

Dal punto di vista burocratico invece la procedura resta sempre la stessa. Devi anzitutto aprire la partita Iva e poi procedere con l’iscrizione al Registro delle Imprese. Non dimenticare di metterti in regola anche con gli enti previdenziali, sia l’INPS che l’INAIL.

Dal momento che avrai a che fare con la cannabis legale, occhio a proporre solo quella che contiene THC inferiore ai limiti di legge altrimenti rischi denunce e conseguenze penali serie.

Da questo punto di vista devi tenere conto che in Italia la normativa non è ancora chiara al 100%, per cui devi rimanere costantemente aggiornato a riguardo, magari chiedendo anche il supporto della SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive). In alternativa puoi farti assistere da uno studio legale.

Rivolgiti al comune per segnalare l’inizio dell’attività nonché per chiedere l’autorizzazione ad esporre l’insegna.

Inoltre per aprire un coffee shop bisogna conseguire attestato di partecipazione al corso SAB (Ex REC) per la somministrazione di alimenti.

 

 

I costi di apertura di un coffee shop

Se sei fermo sulla tua posizione e il coffee shop è quello che desideri per te, devi considerare anche che somma andrai ad investire.

Di solito per un normale negozio di cannabis light sono necessarie minimo 20/40 mila euro: in questo caso dovendo offrire anche servizi di caffetteria e bar il budget tende a lievitare non di poco, anche più del doppio. Insomma si parte da un minimo di 50 mila euro fino a sforare anche i 100 mila a seconda della città di riferimento del locale e di tante altre piccoli componenti.

Tuttavia devi tenere presente che l’investimento iniziale è destinato a tornare nel giro di poco tempo. Trattandosi di un settore alternativo, i clienti curiosi saranno sempre di più, e il profitto generato può divenire importante nel giro di pochissimo tempo.

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